Adesso che lo “spread” aumenta c’è la corsa a vendere i titoli di stato da parte dei risparmiatori.
In questo articolo cerco di chiarire perché è il modo migliore per perdere soldi.
In questi giorni è su tutte le cronache dei giornali le reazioni dello “spread” e delle borse ai dualismi e contrapposte posizioni politiche del Governo italiano e della Commissione Europea.
L’attenzione di tutti i media è polarizzata su questo dibattito e di conseguenza tutta l’attenzione pubblica: quindi i mercati stanno reagendo al ribasso.
“Panic selling”
E’ il così detto “panic selling”: la vendita da panico. Le persone sono influenzate dalle notizie dei telegiornali e decidono di uscire dagli investimenti per paura di perdere i propri soldi.
La conseguenza è una reazione a catena che spinge sempre più in basso i prezzi, come una piccola frana che man mano che scivola lungo la montagna prende velocità e si ingigantisce, prende forza e potenza da se stessa.
E’ la classica “profezia auto-avverante”.
Ma chi sono i “mercati”?
Molto spesso ci si dimentica che i mercati non sono altro che la miriade di privati cittadini che hanno i loro risparmi investiti in azioni di grandi società italiane e/o in Titoli del Tesoro italiani. Sono i così detti “risparmiatori”.
Sono persone comuni che hanno una minima se non alcuna conoscenza degli strumenti di investimento tanto meno dei mercati stessi o della parola “spread”.
In questi giorni ho avuto modo di incontrare dei piccoli risparmiatori che mi chiedevano se fosse il caso di liberarsi dei titoli di stato italiani. Purtroppo, molti poi lo hanno fatto.
Spread? Il rischio è solo apparente
Ne parlavo con un mio caro amico e gestore di fondi. Mi faceva appunto notare come in questi giorni i BTP italiani avessero la stessa rischiosità delle obbligazioni corporate europee.
Per capirci, il rendimento delle obbligazioni societarie è strettamente legato al rischio di insolvenza della società che le emette. La stessa cosa vale per i Titoli di Stato ed il rischio di insolvenza per lo stato che li emette.
Quindi i mercati stanno “quotando” la stessa rischiosità di default di uno stato quale l’Italia alla pari di quella delle grandi società europee.
E’ evidente che questa è solo un’aberrazione emotiva, non ha nessun fondamento economico e non ha nessun senso finanziario.
Perché i mercati oscillano?
E’ noto da sempre che tutti i mercati oscillano, sono i così detti cicli, di difficile predizione ma evidenti soprattutto nel medio e lungo termine.
La cosa interessante è che queste oscillazioni dei mercati sono molto più ampie e frequenti di quelle dell’economia sottostante dei paesi e dell’economia globale a cui invece in qualche modo dovrebbero corrispondere.
Anche per le azioni societarie vale la stessa cosa. Nel lungo termine i valori delle azioni dovrebbero in qualche modo riflettere la somma dei dividenti e degli utili che le singole società creano nel tempo.
Estrema irrazionalità
Ma perché allora esiste questa discordanza?
Se l’economia del paese, il PIL, sale del 2% annuo perché i mercati invece salgono del 10%? Oppure al contrario se scende del 3% annuo perché i mercati perdono molto di più?
Perché se gli utili di una società crescono anche di poco meno del previsto le azioni subiscono variazioni molto marcate rispetto al reale impatto sul bilancio ?
In realtà la risposta è tutta nella estrema irrazionalità ed emotività della stragrande maggioranza degli investitori.
Paura e Avidità
Questa irrazionalità si sposta in continuazione tra i due estremi “Paura” e “Avidità”.
Paura di perdere soldi nei momenti di mercati al ribasso e avidità, desiderio di ricchezza facile quando i mercati salgono.
Gli esseri umani sono emotivi
Sono le emozioni, più che il raziocinio, a spingerci a fare alcune cose invece che altre. In particolare la psicologia ci spiega che le reazioni di paura sono legate ai nostri istinti innati di fuga dal pericolo che ci permetteva di fuggire prima che un predatore ci potesse sorprendere.
Quando ci rendiamo conto che tutti i nostri simili, il nostro branco, fuggono da una certa situazione, il nostro cervello reagisce istintivamente ed emotivamente dandoci l’impulso di fuggire. E’ esattamente quello che avviene durante i periodi di caduta dei mercati.
Ed è questo il motivo per cui le oscillazioni sono molto più pronunciate rispetto a quanto giustificherebbe la sottostante economia.
Chi perde e chi guadagna
Questa estrema reazione a catena provoca due risultati sostanziali.
Da una parte la maggioranza degli investitori, emotiva ed irrazionale, fugge e perde molti soldi.
Questa massa di investitori poco o nulla preparati compra o vende sull’onda dell’emozione del breve periodo.
Ne consegue che compra quando tutti comprano e quindi quando i prezzi sono alti e vende quando tutti vendono e quindi quando i prezzi sono bassi. Perde soldi e basta.
Dall’altra una piccola minoranza razionale e competente, che non si fa influenzare dai titoli dei giornali o dai fatti contingenti del breve periodo, fa le sue valutazioni sul lungo periodo.
E di sicuro non vende se non ci sono ragioni economiche veramente valide e solide. Non gli basta una serie di notizie sullo spread.
Non solo. Questa piccola minoranza valuta il prezzo, valuta il valore del titolo o dell’obbligazione. Valuta tutti i fattori e, nel caso ci sia il corretto Margine di Sicurezza, compra.
- Compra molto spesso quando gli altri vendono.
- Compra a sconto.
- Compra a prezzi sotto il valore reale.
Perché sa esattamente che questo fenomeno nel lungo periodo è destinato ad esaurirsi e a ritornare verso i valori reali.
E nel lungo periodo l’investitore preparato guadagna mentre i “risparmiatori” troppo emotivi perdono molti soldi.
Giorgio Priori